lunedì 21 settembre 2009

Afghanistan PRESIDIO martedì 22 ore 18 via Cavour alla Prefettura

martedì 22 ore 18 via Cavour alla prefettura

AFGHANISTAN:
FERMIAMO LA GUERRA
RITIRO IMMEDIATO DELLE TRUPPE

Comitato Fiorentino Fermiamo la guerra


Servi e sordi: sull'Afghanistan l'avevamodetto....

L'avevamo detto, argomentato, gridato, manifestato, che quest'altra guerra sporca (come tutte) avrebbe visto crescere dall'una e dall'altra parte le vittime, il sangue, gli orrori che si porta dietro.
Il ritiro dall'Afghanistan non è una posizione di parte, di soli pacifisti, è di dominio mondiale, stante ormai che in Gran Bretagna, Germania, Canada, tutta l'America Latina, ma anche in Usa e nella stessa Italia, la maggior parte della popolazione lo sostiene.
E' vero che i grandi affari che stanno dietro alle guerre ed al militarismo rampante ci vogliono far convivere con queste dannazioni, sottraendo immani risorse alla condizione sociale dei viventi ed al loro ambiente naturale. Ma i fatti e la loro evidenza ci dicono che dobbiamo riprendere da subito la ribellione alle guerre ed alle loro devastazioni.
Il numero dei morti in Afghanistan cresce paurosamente, ed è questo terrorismo senza fine della guerra di aggressione che sottrae vite, terre, risorse, libertà.
Oggi l'Afghanistan, strangolato da due lunghe guerre, chiede di essere aiutato a risollevarsi dalle violenza e dai traumi che questa occupazione/invasione, voluta dallo stesso guerrafondaio Bush a caccia di pretesti, ha comportato.
Oggi l'unica opzione è il ritiro, un ruolo autorevole della comunita' internazionale ed una conferenza di pace con tutti i soggetti direttamente coinvolti.
Il passaggio, sostenuto dal governo Berlusconi e dei suoi marescialli, delle regole d'ingaggio ad un ruolo completamente di offensiva militare belligerante in totale osservanza servile al comando Usa/Nato, ha costituito ulteriore e decisivo spunto per attaccare i convogli militari del contingente italiano.
Inoltre questa scelta dichiaratamente di entrata in guerra si scontra e viola, in modo inconfutabile, l'Art.11 della nostra costituzione, che ripudia l'uso della guerra nelle controversie internazionali.
Queste vite spezzate di ragazzi del suditalia, che hanno indossato la divisa in cerca di lavoro e di un po' di soldi a caro prezzo, hanno il nostro cordoglio.
Ma cosa dovremmo dire delle decine di migliaia di vittime tra i civili afgani, uomini, donne, di bambine e bambini, di vite orrendamente mutilate, di casa sventrate, di stragi di intere comunità nei villaggi ridotti in macerie dai raid aerei, di avere ridotto questo popolo a sopravvivere in attività illecite del narcotraffico, di far regredire le donne ad una subalternità senza precedenti, sottoposte a violenze ed angherie inimmaginabili.
E' questo il processo, la missione di pace per contrastare il terrorismo e per ripristinare la legalità ed i diritti umani? O non è la guerra in Afghanistan una grande seminatrice di terrore?
Basta con la retorica, l'ipocrisia, la sordità che permane in tanta parte del mondo politico. Bisogna ritirarsi subito ed aprire negoziati di pace.
Dobbiamo nei prossimi giorni esprimere con iniziative di protesta e di denuncia la nostra contrarietà alla guerra ed organizzare quanto prima una grande manifestazione ed un percorso d'impegno democratico e civile per il ritiro dell'occupazione militare, restituendo ai legittimi abitanti, città, terre, luoghi, risorse che appartengono al popolo afgano, verso il quale i governi responsabili devono provvedere al risarcimento per la ricostruzione di quel paese che hanno sciaguratamente e criminalmente offeso.

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